Investimenti finanziari in azienda e codice sulla crisi di impresa

Con l’introduzione del nuovo codice sulla crisi di impresa assume ancora più rilevanza il controllo degli investimenti finanziari. Può l’acquisto di un semplice BTP di durata decennale creare danni finanziari e quindi potenziali responsabilità per gli amministratori se non adeguatamente pianificato? La risposta è affermativa. Il problema non risiede nella natura del titolo, considerato a basso rischio, ma nella compatibilità del suo funzionamento con le dinamiche aziendali. La nuova norma sulla crisi di impresa impone all’azienda di dotarsi di adeguati assetti in grado di prevenire la crisi finanziaria di impresa. Lo strumento principale individuato dalla norma per prevenire la crisi è il budget dei flussi finanziari a 12 mesi. Supponiamo di aver redatto il budget dei flussi di cassa ma di incorrere in una inaspettata crisi di liquidità nel corso dell’anno. Ci potremmo trovare nella condizione di dover liquidare il BTP per pagare i fornitori. E se il suo valore dopo il 2022 fosse più basso di un 10%? Saremmo costretti a subire una perdita. Lo stesso ragionamento è applicabile ad altri strumenti finanziari come i fondi comuni o a strumenti di risparmio assicurativo come le polizze vita. Il mercato azionario potrebbe aver corretto pesantemente al ribasso e una polizza vita potrebbe vincolare il cliente a mantenere la posizione per un certo periodo di tempo. Cosa succede se si manifesta una improvvisa crisi finanziaria in azienda e la polizza non può essere immediatamente disinvestita? Una azienda sana può andare in crisi per delle semplici scelte finanziarie non ponderate correttamente. Un giudice potrebbe ritenere responsabile il consiglio di amministrazione? Ora più di prima diventa necessario farsi affiancare da un esperto indipendente di pianificazione finanziaria per non incorrere in errori grossolani che possono minare le fondamenta dell’impresa più solida.  

Gli scossoni 2023 al sistema bancario e gli impatti sui risparmi e investimenti

Da inizio 2023 si sono verificati alcuni scossoni al sistema bancario.  Da questo punto di vista, vale la pena soffermarci a valutare cosa è successo per saper prevedere ed evitare situazioni simili che possono avere un impatto anche su risparmi e investimenti. Cosa è successo negli USA qualche settimana fa con il caso Silicon Valley Bank?   Facciamo un passo indietro per capire i contorni della vicenda.  Per custodire il denaro nel conto corrente, diversamente da quanto accade per una cassetta di sicurezza, è la banca che ci offre un compenso (tasso di interesse) per remunerare la nostra liquidità.  La liquidità depositata in c/c è quindi una passività per la banca, ovvero un debito nei confronti del correntista. La banca, una volta raccolto il denaro in c/c, lo può prestare oppure utilizzare per acquistare obbligazioni come i titoli di stato. La Silicon Valley Bank acquistando ingenti quantità di titoli del tesoro americano e obbligazioni a lungo termine si è esposta al rischio, poi concretizzatosi, di dover liquidare in perdita questi investimenti per fronteggiare le pressanti richieste di restituzione del denaro da parte dei correntisti che hanno rischiato di perdere i propri risparmi, se non fosse intervenuta la FED.  Il mondo ha tremato perché tali prassi operativa coinvolge una fetta molto ampia del sistema bancario commerciale americano.  Altro passaggio critico è il rialzo dei tassi di interesse deciso dalla BCE a marzo 2023.  I tassi più alti porteranno a una ritirata della liquidità e alcuni nodi sui mercati finanziari verranno al pettine. Ci sarà sicuramente un aumento delle rate dei mutui a tasso variabile, che potrebbero mettere in difficoltà le famiglie già colpite da un poderoso rialzo dell’inflazione.  In campo assicurativo attualmente una compagnia italiana ha sospeso il riscatto delle polizze vita e si trova in amministrazione straordinaria.  Le banche centrali si trovano di fronte ad un grande dilemma: aumentare ancora i tassi di interesse per frenare l’inflazione o fermarsi perché il rialzo inizia ad essere insostenibile soprattutto per gli stati maggiormente indebitati. Gli analisti si attendono che i tassi possano crescere in Europa ancora di mezzo punto prima di iniziare a scendere dal prossimo autunno. Gli investitori e i risparmiatori non devono ascoltare “il rumore” quotidiano dei mercati, con il susseguirsi incessante di notizie che possono condurre a scelte guidate dall’emotività.  È preferibile prendersi il tempo per ripensare ai propri obbiettivi e comprendere se gli investimenti fatti o consigliati sono funzionali…

Ciclo di Deming – Come opera il pianificatore finanziario

Il servizio di pianificazione patrimoniale di Veneris Family Office rivolto ai privati investitori equivale all’operato di un direttore finanziario o di un responsabile del controllo di gestione in ambito aziendale. L’attività consiste nello studiare le migliori strategie che possano creare valore nel tempo, ma solo dopo aver valutato diverse alternative di allocazione ed aver ponderato adeguatamente il rapporto rischio/rendimento. Infine, periodicamente il pianificatore finanziario verifica l’allineamento dei risultati rispetto agli obiettivi apportando qualora servissero delle correzioni tattiche. Pianificazione, messa in opera, controllo e rettifiche di rotta.  Vi ricorda qualcosa? Si chiama “Ciclo di Deming” o del miglioramento continuo ed è una delle chiavi del successo nelle aziende e come stiamo sperimentando da anni, anche nell’amministrazione dei patrimoni personali. Il problema principale che riscontriamo ogni giorno è che la messa in opera prevale su tutte altre componenti del ciclo. Non ci si ferma mai a pianificare, controllare, rettificare. Quante volte avete portato a termine una dieta specifica e ne avete valutato razionalmente i risultati prima di cambiarla? Per entrare nel concreto, per esempio in ambito di pianificazione e consulenza patrimoniale, operiamo generalmente così: 1 – Definizione degli obiettivi del cliente: previdenziali, accumulo e protezione del capitale, creazione di somme da destinare a figli e al coniuge, all’acquisto di immobili, di aziende, progetti futuri ecc.. 2 – Definizione delle quantità di risorse finanziarie da accumulare e destinare ai singoli obiettivi in base al momento in cui devono essere disponibili (linea del tempo). A questo punto individuiamo insieme al cliente la strategia più adatta a realizzare gli obbiettivi, secondo i tempio prefissati. Una volta definito il percorso di pianificazione, mettiamo in atto il piano e periodicamente svolgiamo un check sul grado di allineamento agli obiettivi prefissati, tenendo conto di eventuali nuove richieste e mutazioni di scenario. Qualora si renda necessario, viene rivista l’impostazione iniziale in ragione delle nuove variabili e aggiustiamo il piano finanziario. Questo lavoro di pianificazione, messa in opera, controllo ed eventuale correzione tattica è un processo naturale di continuo allineamento alle esigenze di vita dei nostri clienti. Questo reciproco scambio e condivisione di informazioni permette al cliente di avere piena consapevolezza delle scelte che riguardano il suo benessere finanziario.

Tre generazioni in azienda, Antonio, Marco e Thomas.

In tante aziende oggi ci sono più di una persona di famiglia, a volte di generazioni diverse. Tutto dovrebbe filare liscio, facendo funzionare gli affari con una logica razionale, analitica, oggettiva. A conti fatti se usiamo principalmente il cervello sinistro tutto dovrebbe andare come deve.  Ma è veramente così?  La risposta che ci siamo dati è che a livello sperimentale, in fase di ricerca e di studio può essere così, ma la realtà è ben diversa, complessa, interpretata soggettivamente attraverso i propri valori, cultura, esperienze.  Ci illudiamo di essere oggettivi nelle nostre valutazioni ma tutti indossiamo degli occhiali personalizzati che ci fanno vedere il mondo… “a modo nostro”.  Quando si approccia un’impresa di famiglia, magari alla terza generazione, dove nonni e genitori hanno un ruolo ancora importante, prendere scelte razionali è davvero complesso. Ognuno vede l’interesse dal suo punto di vista, non necessariamente legato a logiche razionali.  Proviamo con un caso reale a spiegarci meglio.  Siamo in una PMI veneta, fondata negli anni 70′ dal nonno Antonio che ha mantenuto una partecipazione di maggioranza pur non lavorando più in azienda.  L’azienda attualmente è condotta da Marco, il figlio, che detiene una partecipazione importante ma inferiore al 50%. In azienda lavora anche Thomas, figlio di Marco e nipote di Antonio, con una piccola partecipazione.  Probabilmente nei prossimi 5-6 anni il timone passerà a Thomas ma nulla è ancora stato pianificato in termini di partecipazioni da trasferire e soprattutto, Thomas è ancora dipendente dal padre per le decisioni anche meno strategiche.  Di fatto, sia dal punto di vista societario che organizzativo non è mai stato pianificato un vero passaggio generazionale.  I nodi cominciano a venire al pettine quando si rende necessario ed efficiente trovare delle soluzioni societarie per proteggere l’importante patrimonio aziendale.  L’azienda negli anni ha creato ricchezza sia in termini finanziari (alto livello di risorse finanziarie detenute) che immobiliari (nel tempo l’azienda ha acquistato più sedi operative).  Ci sono soluzioni societarie che permettono di valorizzare la ricchezza aziendale non strettamente necessaria allo sviluppo del business.  I tre soci incontrano dei professionisti che presentano diverse soluzioni per mettere in protezione il patrimonio e per avviare un embrione di passaggio generazionale. Dal punto di vista tecnico sembrano non esserci dubbi su quali siano le soluzioni migliori ma si incontrano diversi tipi di difficoltà nell’attuare queste soluzioni, tutte di tipo soggettivo.  Antonio il fondatore, creatore dell’azienda, imprenditore encomiabile non ha coltivato nel tempo la…

Come superare l’inflazione del 2023.

Ad inizio anno, le grandi banche internazionali si esercitano nell’individuare quali saranno gli investimenti più interessanti e redditizi nei successivi 12 mesi. Da un punto di vista finanziario, il 2023 si apre con gli stessi interrogativi presenti alla fine del 2022 e che riguardano l’esito della guerra tra Russia e Ucraina, il prezzo del gas, l’arrivo o meno di una recessione e il conseguente calo dell’inflazione. Il rumore di fondo però ci distoglie dai grandi movimenti ciclici, capaci di incidere significativamente sulla nostra prosperità e libertà futura. Ci sono alcuni aspetti, a prescindere dalle previsioni astrologiche sui mercati finanziari, su cui vale la pena soffermarsi e la prima riflessione è questa: con un tasso di inflazione al 9,2% e un tasso medio di rendimento dei titoli di stato dell’area euro al 2,36% (fonte https://www.ecb.europa.eu/stats/html/index.it.html) ci guadagna il  creditore (cioè il risparmiatore) o il debitore (cioè lo Stato)?  Ci guadagna il debitore/Stato, in quanto le sue entrate (costituite dalle imposte) crescono in proporzione all’aumento dei prezzi e nel contempo le sue uscite (costituite dagli interessi) rimangono fisse, inferiori all’inflazione di quasi 7 punti percentuali. Questo meccanismo sgonfia l’ammontare del debito in modo silenzioso, ma doloroso per chi detiene dei risparmi.  Che fare allora? La prima idea potrebbe essere quella di indebitarsi a tasso fisso e impiegare questo capitale in forme di investimento (esempio immobili) con rendimenti indicizzati all’inflazione. La seconda idea è prendere in esame settori/aree che nel medio lungo termine beneficeranno di un altro cambio di paradigma in atto, quello del progressivo ma affrettato abbandono delle fonti fossili da parte dei paesi occidentali, in particolare quelle di origine russa. Si tratta di una transizione ad alta intensità di materie prime (pensiamo ai minerali che compongono le batterie elettriche per auto) e per sua natura inflazionistica, dovendo acquistare a prezzi più alti ciò che prima era a buon mercato.